L’influenza delle condizioni ambientali sul rendimento atletico può produrre cambiamenti rilevanti di risultati e di prestazioni.
Se pensiamo alle olimpiadi in Messico o alle partite di calcio giocate a Quito in Ecuador o alle gare di ciclismo in Colorado ripropongono agli atleti una serie di problematiche collegate alla capacità di adattamento dell’organismo e di resistenza allo sforzo ad alta quota.
Ad esempio, la nazionale di calcio ecuadoriana è diventata imbattibile da quando svolge le partite casalinghe a Quito (oltre 2000 metri di quota). In queste particolari condizioni ambientali, le squadre ospiti hanno delle oggettive difficoltà ad affrontare la trasferta. Difatti, molte squadre sono capitolate proprio a causa delle inside ambientali.
Se confrontiamo la pressione atmosferica che troviamo a livello del mare (760 millimetri di mercurio) contro quella di Città del Messico (586). Abbiamo un’importante riduzione della pressione parziale dell’ossigeno dell’aria inspirata. Di conseguenza arriva meno ossigeno ai tessuti che si manifesta in forma netta soprattutto in occasione di sforzi di entità e durata elevata.
L’aumento della ventilazione polmonare è la prima grave modifica dovuta alla riduzione delle pressione parziale dell’ossigeno, che passa da una quota a riposo di circa 6 litri al minuto a 10-12 litri al minuto.
L’organismo reagisce all’alta quota con un aumento della frequenza nonché della profondità degli atti respiratori.
All’aumento della ventilazione polmonare, tipica del periodo iniziale di acclimatazione, consegue una alcalosi respiratoria. Il sistema cardiocircolatorio sarà suscettibile a variazioni. I parametri più interessati sono:
1. La gettata cardiaca, con aumento della frequenza delle pulsazioni e per l’aumento del volume di sangue.
2. Aumento della pressione arteriosa sistematica.
In alta quota aumenta il numero di globuli rossi dalla milza, in parte per stimolazione del midollo osseo. Mentre diminuisce la potenza aerobica e parimenti diminuita la densità dell’aria da cui riduzione della resistenza aerodinamica al movimento. Ecco perché in molte discipline olimpiche, quando vengono disputate delle gare in alta quota, si raggiungono nuovi record e primati.
Oltre ai problemi di alta quota, un altro problema ambientali per gli atleti è il fuso orario. Per abituarsi al nuovo fuso bisogna cambiare il ritmo, può servire qualche giorno.
Come prevenire le insidie ambientali
Gli atleti professionisti preparano 2-3 periodi di preacclimatamento in quota di 15-20 giorni. Controllando più volta nell’arco della giornata:
- La pressione arteriosa.
- Frequenza cardiaca.
- Frequenza respiratoria.
- Temperatura corporea.
Dalla variazione e dal ritorno alla normalità di questi parametri si ricavano le informazioni necessarie al recupero.
Anche l’alimentazione è importante, soprattutto nei primi giorni per compensare la perdita di ossigeno e per risolvere i problemi respiratori.
Se pensiamo alle olimpiadi in Messico o alle partite di calcio giocate a Quito in Ecuador o alle gare di ciclismo in Colorado ripropongono agli atleti una serie di problematiche collegate alla capacità di adattamento dell’organismo e di resistenza allo sforzo ad alta quota.
Ad esempio, la nazionale di calcio ecuadoriana è diventata imbattibile da quando svolge le partite casalinghe a Quito (oltre 2000 metri di quota). In queste particolari condizioni ambientali, le squadre ospiti hanno delle oggettive difficoltà ad affrontare la trasferta. Difatti, molte squadre sono capitolate proprio a causa delle inside ambientali.
Se confrontiamo la pressione atmosferica che troviamo a livello del mare (760 millimetri di mercurio) contro quella di Città del Messico (586). Abbiamo un’importante riduzione della pressione parziale dell’ossigeno dell’aria inspirata. Di conseguenza arriva meno ossigeno ai tessuti che si manifesta in forma netta soprattutto in occasione di sforzi di entità e durata elevata.
L’aumento della ventilazione polmonare è la prima grave modifica dovuta alla riduzione delle pressione parziale dell’ossigeno, che passa da una quota a riposo di circa 6 litri al minuto a 10-12 litri al minuto.
L’organismo reagisce all’alta quota con un aumento della frequenza nonché della profondità degli atti respiratori.
All’aumento della ventilazione polmonare, tipica del periodo iniziale di acclimatazione, consegue una alcalosi respiratoria. Il sistema cardiocircolatorio sarà suscettibile a variazioni. I parametri più interessati sono:
1. La gettata cardiaca, con aumento della frequenza delle pulsazioni e per l’aumento del volume di sangue.
2. Aumento della pressione arteriosa sistematica.
In alta quota aumenta il numero di globuli rossi dalla milza, in parte per stimolazione del midollo osseo. Mentre diminuisce la potenza aerobica e parimenti diminuita la densità dell’aria da cui riduzione della resistenza aerodinamica al movimento. Ecco perché in molte discipline olimpiche, quando vengono disputate delle gare in alta quota, si raggiungono nuovi record e primati.
Oltre ai problemi di alta quota, un altro problema ambientali per gli atleti è il fuso orario. Per abituarsi al nuovo fuso bisogna cambiare il ritmo, può servire qualche giorno.
Come prevenire le insidie ambientali
Gli atleti professionisti preparano 2-3 periodi di preacclimatamento in quota di 15-20 giorni. Controllando più volta nell’arco della giornata:
- La pressione arteriosa.
- Frequenza cardiaca.
- Frequenza respiratoria.
- Temperatura corporea.
Dalla variazione e dal ritorno alla normalità di questi parametri si ricavano le informazioni necessarie al recupero.
Anche l’alimentazione è importante, soprattutto nei primi giorni per compensare la perdita di ossigeno e per risolvere i problemi respiratori.